Cardiofobia e Terapia Breve Strategica
A cura di Dr.ssa Rossella Campigotto – Psicologa Psicoterapeuta
La cardiofobia la paura di avere un infarto e poter morire. Nel paziente che ne soffre si nota una tentata soluzione che mantiene il problema e lo può far anche peggiorare: focalizzare l’attenzione sull’ascolto del cuore ed il controllo del ritmo del battito. Facendo questo, però, il paziente è portato a sentire segnali minacciosi e variazioni del battito. Di conseguenza la situazione che ci si trova davanti è paradossale: più il paziente tenta di rassicurarsi rilevando il battito cardiaco e più dilagano in lui le sensazioni del panico, che possono portare il paziente alla disperazione, a continue corse in Pronto Soccorso o alla richiesta di consulenze cardiologiche specialistiche..I cardiologi ed i medici cercano di rassicurare il paziente poiché non vi è il motivo clinico per stare così in ansia, senza però risultato: il paziente pretende elettrocardiogrammi ed esami su esami. A questo punto si fa ricorso ad ansiolitici e antidepressivi che però non intaccano minimamente la struttura fobica del pensiero. Inoltre se il paziente ha paura sia del battito accelerato che di quello rallentato, la sedazione farmacologica può aumentare la paura che il cuore possa fermarsi improvvisamente.
La prima azione del terapeuta è comunicare al paziente che è importantissimo ascoltarsi e monitorare il proprio corpo soprattutto il nostro cuore e che lo si deve dare in modo rigoroso e puntuale. Si prescrive:“Da oggi a quando ci rivedremo lei dovrà, allo scoccare di ogni ora- alle 8, alle 9, alle 10, eccetera- effettuare la rilevazione del suo battito cardiaco misurandolo dal polso. Ma per essere rigorosi dovrà eseguire 3 misurazioni di un minuto, intervallate da un minuto di attesa. Annoti su un taccuino tutte le risposte, così avremo un’effettiva osservazione del comportamento del suo ‘cuore pazzerello’. Da tutto ciò capiremo cosa fare per tenerlo a bada”.Il compito appare come un’indagine di tipo diagnostico invece è una mossa terapeutica.
Arrivati alla seconda seduta i pazienti riferiscono di essersi resi conto che il battito del loro cuore dalle annotazioni risultava regolare. Molti pazienti inoltre affermano di non essere ricorsi ad esami o al medico. Spesso dicono che dopo la prima settimana avevano fatto fatica ad eseguire rilevazioni ogni ora, perchè non si sentivano preoccupati.
Tuttavia in questi casi il terapeuta strategico prescrive di continuare nelle rilevazioni del battito, ma “solo” ogni due ore. Al successivo appuntamento, i pazienti riferiscono di solito che il cuore da un mese sta “facendo il bravo”.Si spiega poi al paziente che la prescrizione è molto più di una semplice rilevazione e si suggerisce così di scoprire cosa si celi dietro, continuando a metterla in pratica, ampliando a 3 ore lo spazio tra le rilevazioni.
La terapia prosegue per altre sedute sino alla naturale estinzione della consegna ed alla piena consapevolezza del paziente, di come tale indicazione avesse ribaltato la sua patogena percezione del battito cardiaco, conducendola ad un cortocircuito.
Per approfondimenti:
Nardone G., Salvini A.,2013,“Dizionario Internazionale di Psicoterapia”
Nardone G., Salvini A., 2004, Il dialogo strategico, Ponte alle Grazie, Milano –
Nardone G., 2000, Oltre i limiti della paura, Ponte alle Grazie, Milano
Nardone G., 2003 , Non c’è notte che non vedo il giorno, Ponte alle Grazie, Milano –
Nardone G., Paura, panico, fobie, Ponte alle Grazie Milano
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